Rolls-Royce Ghost

**chiappez** Mar Lug 27 2010, 21:59

DICIAMO CHE BERLINA è IL TERMINE CHE PIU SI AVVICINA X QUESTA AUTO

Piccola? Non si direbbe proprio. A meno che non la si confronti con la mastodontica sorella maggiore Phantom. Senza dubbio, però, è unica. Perché al mondo non ci sono due Rolls Royce Ghost identiche. Ognuna è un pezzo a sé, una sorta di opera d'arte destinata ai veri intenditori, a persone che apprezzano le raffinatezze di un'auto fatta a mano. Basti pensare che, per farla, ci vogliono 22 giorni, di cui sette per completare i cinque strati di vernice.

Interni di classe. È sufficiente guardare gli accoppiamenti dei pannelli, le curvature delle lamiere, i raccordi tra le superfici e la vernice, quella meravigliosa laccatura che le conferisce una luminosità senza precedenti. Per non parlare del tempio greco sul frontale, della mitica statuetta alata e del pavimento ricoperto da uno spesso strato di soffice lana. L'ombrello estraibile dalle porte anteriori non è certo un'esclusiva, oggi lo si trova anche sulle Skoda Superb. Ma sulla Ghost l'operazione di recupero e apertura dell'accessorio si risolve con pochi ed eleganti gesti. Così come la chiusura delle porte ad armadio: i passeggeri posteriori devono semplicemente premere un pulsante.

Potente e agile. Ma la vera notizia è che per questa Rolls lo chauffeur non è d'obbligo: chi è in grado di permettersela (costa 260.150 euro), se la può godere in prima persona. Spinta da un nuovo V12 straripante di coppia e potenza, più leggera e, soprattutto, più agile e disinvolta, la Ghost si porta con facilità. Brillante come una granturismo (brucia lo "0-100" in meno di 5 secondi) trasferisce sensazioni piacevoli a chi sta al volante.

Dotazione da limousine. Di fronte al guidatore c'è una plancia finemente rivestita di pelle e radica. Una grande palpebra al centro, anch'essa ricoperta da una foglia di legno pregiato, nasconde il display del navigatore. Nel cruscotto non c'è il classico contagiri, ma al suo posto un indicatore in percentuale della riserva di potenza ancora disponibile. Inoltre, le bocchette della climatizzazione si regolano non con il classico cursore, ma attraverso lunghe aste di metallo. Non poteva mancare, infine, il frigo, ma col tocco di gran classe delle coppe da champagne.

Piacere di guida. A questo punto non resta che far scivolare nella calandra lo "Spirito dell'Estasi" e dar fiato al 12 cilindri. Dal cofano nemmeno un sussurro. La sua voce lontana e profonda comincia a filtrare soltanto quando si affonda il piede. La Ghost fila via liscia e senza un sussulto, anche nei cambi marcia, appena percettibili. Sembra che coppia e potenza siano inesauribili, per la facilità con cui allunga e riprende ben assecondata dallo sterzo e dalle sospensioni pneumatiche di tipo intelligente. In curva prima ha bisogno di assestarsi e trovare il giusto appoggio, poi diventa molto più diretta e reattiva, ma sempre sotto il vigile controllo dell'elettronica. Il piacere, dunque, non è solo estetico.